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COSA È SUCCESSO? COME NE SIAMO USCITI? DAVVERO NE SIAMO USCITI?

UNO SGUARDO DISINCANTATO ALLA SITUAZIONE SOCIO-SANITARIA CHE STIAMO VIVENDO

Sono convinto che i nostri affezionati e preziosi lettori non si sorprenderanno del fatto che anche in questo numero si parlerà molto della pandemia, delle devastazioni, delle sofferenze e delle reazioni sociali e sanitarie che l’arrivo di questo terribile e potentissimo virus ha provocato sia da noi che in tutta Italia e nel resto del mondo.

La nostra rivista ha, oltre agli specifici compiti di approfondimento scientifico, morale e culturale sui temi della donazione e del trapianto, anche quello di essere torcia che illumina la realtà che stiamo vivendo.

Quanto abbiamo vissuto è stato terribile, ma non possiamo certo pensare che ormai è passata e il rischio non c’è più. Almeno ancora per qualche mese dovremo stare all’erta, rispettare noi e gli altri con l’assunzione di tutte le cautele necessarie per non essere contagiati e per non diventare veicolo di contagio.

Considerato che Bergamo è stata per giorni la città martire della pandemia e che il Papa Giovanni XXIII è stato l’epicentro di drammi e speranze, abbiamo pensato utile far parlare direttamente la direttrice generale di questo grande ospedale, dr.ssa Maria Beatrice Stasi. Ne emerge un affresco completo, uno squarcio di cronaca in un periodo di storia inimmaginabile fino a poche settimane prima, che ha sconvolto e cambiato la comunità.

Ringraziamo la direttrice Stasi per la sua squisita e signorile disponibilità, tanto più orgogliosi, a questo punto, per avere anche lei già diversi anni fa, fra gli aderenti all’ideale Aido.

Successivamente vorrei portare l’attenzione dei lettori sull’articolo dedicato ai 15 anni di Master post universitario su donazione e trapianto. Ricordo ancora con affetto l’avvio di questa esperienza, non priva di difficoltà, con l’appassionata regìa del prof. Mario Strazzabosco. Fu un successo che ancora oggi prosegue con la sicura guida del prof. Luciano De Carlis: due persone che con le loro indiscusse doti organizzative e operative hanno portato il Master ad una solidità riconosciuta e indiscussa dando finalmente agli studenti di medicina che si stanno specializzando, anche lo sbocco della trapiantologia. Questa profetica innovazione formativa sta ora per diventare un Master intrauniversitario, in collaborazione tra Milano Bicocca e Padova. È evidente, in questa nuova gemmazione, la forza della proposta formativa post-universitaria. Per il bene della società, per il bene dei trapianti e di tutte le persone che sono in lista d’attesa, non possiamo che dichiararci tifosi augurando uno straordinario successo del corso intrauniversitario.

Torniamo sul Covid, anche se con il cuore appesantito dalla sofferenza che questo argomento sempre provoca in tutti noi, per segnalare un interessantissimo articolo, redatto con la solita bravura da Clelia Epis, che indaga i dolorosi effetti della malattia nell’anima della gente. Certo, si tratta di una sofferenza che non si vede, ma non significa che non sia grave come e più di altre. Epis ha studiato, per esempio, come si è comportata la Svezia, come ci si è preoccupati di mettere al riparo i genitori non solo fisicamente ma anche psicologicamente da questa possibilità di contagio. Questa pandemia ci ha costretti e ancora ci costringe a fare i conti con la morte, un evento che la nostra società ha disperatamente cercato di negare, facendola sparire dalla quotidianità per confinarla negli eventi privati o al massimo della cronaca nera. Molto interessante, e raccomandabile per una attenta lettura, l’intervista in questo contesto alla psicologa Delia Vismara.

A sua volta il dott. Gaetano Bianchi affronta un tema diverso ma connesso alla pandemia, e cioè l‘abuso di antibiotici che ha avuto l’effetto deleterio di affievolirne la potenza di contrasto alle malattie. Inutile negare che un po’ tutti siamo caduti nell’utilizzo troppo facile di queste medicine tanto speciali, con il risultato che poi di fronte alle malattie non hanno più l’effetto sperato.

Concludo con una ulteriore sottolineatura di un articolo della Epis, giornalista con particolare sensibilità ambientale, che ha indagato su un fatto preoccupante e pochissimo conosciuto: ormai, senza rendercene conto, ogni anno ognuno di noi mangia 250 grammi di plastica. Incredibile vero? Eppure è quello che succede; leggere per credere!

Leonida Pozzi

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